Allievo di Peschiera all'Accademia Ligustica nel corso degli anni Venti, completò gli studi a Firenze, da dove fece ritorno nel 1842. Partito da una formazione classicista, già dagli inizi, però, più vicina alla linea di Thorwaldsen che a quella di Canova, nel corso degli anni Quaranta e Cinquanta Rubatto andò progressivamente improntando il suo linguaggio ad un morbido romanticismo, senza tuttavia superare mai del tutto il retaggio classicista. Nella Tomba Sibilla (1852), ad esempio, la sensibilità romantica (per certi versi bartoliniana) con cui lo scultore risolve le singole parti del monumento contrasta con l'impianto compositivo classico dell'insieme e con i rimandi all'antichità, evidenti soprattutto nei panneggi delle vesti delle figure allegoriche. Ta le altre opere di Rubatto a Staglieno si ricordano la Tomba Lorenzo Costa, il Cippo Angelo Testa (1855), la Tomba Angelo Lagorio (1857), la Tomba Giancarlo Di Nigro (1861), la Tomba G.B. Gandolfo (1862), il cippo Francesco Garibaldi.