Il monumento di Caterina Campodonico, meglio nota come "la venditrice di noccioline", è senza dubbio una tra le opere di Staglieno più note e sedimentate nell'immaginario popolare. Come ricorda l'epigrafe in dialetto genovese posta sul basamento, Caterina impiegò tutto il denaro guadagnato vendendo ciambelle e noccioline alle feste tradizionali per farsi erigere, ancora in vita, il proprio monumento funebre. Questo monumento esemplifica complesse dinamiche sociali e problematiche connesse al tema della morte: la venditrice ambulante che si fa ritrarre con in mano la propria merce, mostrata con lo stesso orgoglio con cui imprenditori e professionisti esibivano i loro simboli professionali e i segni tangibili delle loro ricchezze, diviene, infatti, testimone della convergenza di valori fra classi popolari e classi egemoni. Non a caso Caterina Campodonico volle che a ritrarla fosse Lorenzo Orengo, scultore di maggiore successo presso la borghesia genovese.
Secondo la tradizione, essendo lei in lotta con tutta la sua famiglia e non volendo lasciare i frutti del suo duro lavoro ai suoi eredi, decise di spendere tutto per questo monumento, come ricorda l'epigrafe in dialetto genovese posta sul basamento:
A sôn de vende reste e canestrelli
all’Aeguasanta, a-o Garbo, a San Ceprian
con vento e sô, con ægua zù a tinelli,
A-a maè vecciaia pe asseguaghe un pan.
Fra i pochi sodi, m’ammuggiava quelli
pe tramandame a-o tempo ciù lontan
mentre son viva, e son vea portolianna
Cattainin Campodonico (a paisanna)
In questa màe memoia, se ve piaxe
voiatre che passae pregheme paxe
G. B. Vigo
Traduzione:
Vendendo collane e ciambelle
All’Acquasanta, al Garbo a San Cipriano
Con vento e sole e con acqua a catinelle
Per assicurarmi un pane nella vecchiaia
Fra i pochi soldi mettevo via
Quelli per tramandarmi nel tempo
Mentre son viva e son vera portoriana
Caterina Campodonico (la paesana)
Da questa mia memoria se vi piace
Voi che passate pregatemi la pace
G.B. Vigo