Lo scultore F. Bringiotti realizza quest'opera, collocata nella Galleria semicircolare, nel 1920 per la famiglia Pareto. Il sarcofago trapezioidale, decorato con due ghirlande ai lati di una croce, regge un piccolo piedistallo, che riporta la scritta:
“o rose delle lagrime vano fra tante lagrime fiorir”
Una figura femminile, coperta da una veste leggera e molto attillata, mossa dal vento in un turbinare di veli sottili, sembra fuoriuscire da un campo di fiori, probabilmente rose, scolpite quasi in sovradimensione. A piedi nudi, il capo leggermente reclinato verso destra, racchiude tra le mani una manciata di fiori.
Eterna gioventù
La Belle Epoque, il periodo storico, socioculturale e artistico che va dall'ultimo ventennio dell'Ottocento all'inizio della Prima guerra mondiale, è caratterizzato dal mito della Giovinezza, che nell’arte funeraria viene riproposto nel tema della Morte Giovane, in cui è spesso protagonista la figura femminile, emblema di mistero e testimonianza della fugacità della bellezza.
La figura della giovane donna deceduta nel fiore dei suoi anni, prima di trovare marito, ci riporta alla mente un concetto profondamente radicato nella nostra cultura: quello della verginità prenuziale come valore a cui aspirare, in diretto contrasto con la sensualità della rappresentazione statuaria dei primi del Novecento. Nella società occidentale, la verginità è un valore fondamentale della religione cattolica e lo troviamo espresso, non a caso, nella figura della Vergine Maria con la sua maternità “senza peccato”, in contrapposizione con la figura della peccatrice e della “tentatrice” per antonomasia, Eva.
A cura dei Volontari del Servizio Civile Nazionale 2018 – Progetto “Staglieno, Museo che racconta Genova: vita, storia, rispetto delle differenze e dei diritti”.
