Il cimitero ebraico si contraddistingue per una grande semplicità ed essenzialità. Gli Ebrei non dedicano particolari cure artistiche alle proprie tombe, una volta che l'anima è volata a Dio non ha motivo di essere soggetto a particolare culto. É solitamente osservata la proibizione dell'esposizione di immagini, raffigurazioni o fotografie sulle tombe, per evitare che le preghiere, invece che a Dio, vengano rivolte al defunto stesso; così com'è severamente proibito la riproduzione di immagini tridimensionali quali sculture. I cognomi più ricorrenti sono Cohen, Levi, Vitale, Issel, Cabib, Bingen, Luzzati. Tra gli ebrei genovesi illustri sepolti in questo lembo di terra troviamo:
Emanuele Luzzati, artista a tutto tondo ma soprattutto illustratore e scenografo che, grazie al suo stile inconfondibile e alla sua lunghissima carriera fitta di successi, ha fatto di Genova una delle realtà artistiche italiane più interessanti, la cui fama ha varcato i confini nazionali.
Alberto Issel fu un notevole pittore soprattutto di paesaggi. Dopo una malattia agli occhi, si dedicò alle arti applicate aprendo in Via Roma un negozio di oggetti d'arte industriale quindi manufatti ceramici, mobili ottenendo un grande successo. Infatti l'apertura del negozio fu seguita dalla partecipazione all'Esposizione di Torino del 1884.
Alfredo Bingen, proveniente da Bingen, piccola località termale della Germania Occidentale. Uno dei principali banchieri privati genovesi negli anni Ottanta del XIX secolo. Bingen diede, insieme ad altri ebrei arrivati in Liguria dall'estero, nuova linfa all'economia genovese nella seconda metà del XIX secolo.