L’epitaffio è inciso al centro del basamento liscio, su cui imposta un parallelepipedo con il ritratto di profilo del defunto in un tondo. Ai lati sono due figure femminili allegoriche, con tunica e mantello “alla greca”: ispirate alla tradizione classica, è possibile identificarle con la Prudenza (reca una serpe attorcigliata intorno al polso, riferimento alla massima evangelica “siate prudenti come serpenti”, e uno specchio, allusione alla capacità dell’uomo saggio di guardarsi da sé) e la Pace eterna (suoi attributi sono il ramo di ulivo, simbolo di pace, e il cerchio, emblema del tempo ciclico, infinito e universale). In alto, un angelo con la tromba appoggiata a terra rimanda alla Resurrezione dei morti. Il monumento, commissionato nel 1872, ma collocato nel 1879, è efficace esempio di quella compresenza di rispetto del passato e moderate aperture al naturalismo e intimismo romantico che caratterizza la vasta produzione di Varni, scultore, ma anche intellettuale, docente, collezionista, mercante e consulente affermato, protagonista della cultura genovese ottocentesca. Autore a Staglieno di più di quaranta tombe, sotto di lui, che era stato allievo a Firenze del più importante scultore italiano dopo Canova, Lorenzo Bartolini, si formò la generazione degli scultori del realismo borghese.