OPERA RESTAURATA
Santo Varni rimase vedovo due volte e per due volte espresse l’angoscia dell’animo ripiombato nella solitudine attraverso due opere funerarie conservate entrambe a Staglieno. Alla prima moglie, Anna Pagano, egli consacrò un cippo nel quale viene delicatamente simboleggiato il dolore, compendiato in un epigrafe. Alla seconda, Giuditta Disegni, scomparsa a causa di un lungo ed inesorabile morbo, dedica una statua il cui soggetto, rimando allegorico alla fedeltà, è identico a quello della Tomba Paradis: la giovane donna è genuflessa con le mani giunte in atto di religiosa rassegnazione e appoggiato ad essa è raffigurato un cane, anch’esso simbolo di Fede.
Sotto la statua si legge, su di un piedistallo, la seguente epigrafe:
“Godi in dio pace e premio del lungo e virtuoso patire o Giuditta che vivendo di fede di preghiera d’affetto eri all’afflitto consorte Santo Varni sollievo nelle amarezze ispiratrice amorosa nel culto dell’arte”.
In questa tomba viene sepolto, in seguito, anche lo scultore.
Con la tomba Varni abbiamo l’inedita possibilità di osservare una riproduzione della tomba Paradis realizzata dallo stesso scultore. Il soggetto, come detto, è identico. La differenza consiste nel fatto che quest’ultima sia stata recentemente restaurata: abbiamo quindi la possibilità di immaginare come poteva essere anche la tomba Paradis appena ultimata. La tomba Varni, a differenza della Paradis, è collocata al riparo dalle intemperie: prima del restauro perciò essa non presentava i tipici danni d'erosione e dilavamento piovano o attacchi biologici presenti nelle sculture collocate all’aperto. In compenso l’opera si presentava completamente ricoperta da polvere sedimentata e materiali organici che ricoprivano a loro volta uno strato piuttosto tenace di crosta nera, ad eccezione di alcune parti più in vista che evidentemente erano sottoposte a continuo toccamento dei visitatori, come ad esempio le ginocchia della fanciulla e il muso del cane. La crosta nera nei punti di modellato più delicati e sottili, come ad esempio la coroncina della fanciulla e i fiori del basamento aveva provocato lo sgretolamento del marmo fino a renderlo di consistenza zuccherina causando la rottura e la caduta di alcune porzioni. In molti punti erano presenti macchie dovute a colature di paraffina (cera delle candele), e macchie colorate dovute al contatto con fiori freschi e foglie.
L’intervento di restauro è stato realizzato tra il 2012 e il 2013 dalla restauratrice Emilia Bruzzo, che nella relazione finale riporta le metodologie e i materiali impiegati:
- per quanto riguarda i materiali costituenti l’opera, dopo le prime prove di pulitura è emerso che il monumento era composto da tre tipi di marmo diverso: Statuario bianco di Carrara per la figura, marmo bianco meno pregiato per il basamento, Bardiglio grigio per lo zoccolo. Nella parte frontale del basamento l’epigrafe è composta da lettere incise, la croce centrale e le quattro borchie, pigmentate a imitazione bronzo
- dopo le preventive prove di pulitura necessarie alla valutazione del tipo di degrado e all’individuazione della patina originale, la scelta è stata orientata sull’applicazione di impacchi di polpa di cellulosa Arbocel a fibra media, imbevuta di soluzione satura di carbonato di ammonio((NH4)2CO3) e bicarbonato di sodio (NaHCO3)
- l’individuazione del livello della patina originale è stata semplificata dall’esistenza delle zone rimaste pulite della scultura. Gli impacchi sono stati applicati per una durata di circa 20 ore, con l’ausilio di fogli di plastica per limitare l’evaporazione delle sostanze solventi
- dopo la rimozione della polpa di cellulosa sono state eseguite tamponature della stessa soluzione satura e di acqua demineralizzata
- negli incavi del modellato e nelle zone più tenaci gli impacchi sono stati ripetuti più volte, e i residui di crosta nera sono stati eliminati meccanicamente con bisturi e specilli
- le macchie di paraffina sono state eliminate con tamponature e impacchi di essenza di trementina, mentre le macchie di fiori con carbonato di ammonio ((NH4)2CO3) supportato da carbossimetilcellulosa (C8H16O8 polimero derivato della cellulosa)
- la coroncina e i fiori del basamento sono stati trattati con silicato di etile prima ancora di essere sottoposti a pulitura, poiché lo stato di disgregazione era molto avanzato. Il consolidamento ha richiesto diverse applicazioni, a distanza di sette giorni che è il tempo necessario all’azione del prodotto. Solo a consolidamento avvenuto si è potuto procedere all’operazione di pulitura delle zone disgregate
- in alcuni punti della coroncina, dove erano presenti piccole lacune, sono state fatte piccole integrazioni con latte di calce pigmentato
- le incisioni dell’epigrafe e le parti in finto bronzo sono state reintegrate con colori ad acquarello addizionati ad emulsione acrilica
- trascorso il tempo necessario alla completa asciugatura del silicato e alla verifica di inesistenza di eventuali formazioni saline residue alla pulitura, la scultura ed il basamento sono state trattate con cera microcristallina sciolta in petrolio rettificato a scopo protettivo.
A cura dei volontari del Servizio Civile, progetto “STAGLIENO, MUSEO CHE RACCONTA GENOVA: vita, storia, rispetto delle differenze e dei diritti.”